28 marzo 2014

La Rivoluzione della Salute - Chaco boliviano



Con il termine Chaco si intende quella regione del sudest boliviano compresa tra i fiumi Pilcomayo e Paraguay, appartenente alla Bolivia dalla sua nascita come stato indipendente (1825) e ceduto nella sua maggior parte al Paraguay nel 1938, come conseguenza della Guerra del Chaco (1932-1935). Nel processo di formazione degli stati in seguito alle guerre di indipendenza, la pianura del Gran Chaco, compresa tra i fiumi Paraguay, Paranà e le Ande, era stata distribuita tra Bolivia, Argentina, Paraguay e Brasile, frammentando di fatto le popolazioni indigene che popolavano il territorio, le quali si vennero a trovare, da un giorno all'altro, separate dalle linee di frontiera nazionali, diventando straniere in terra straniera.

L'area copre una superficie di 127.754 Km2 (6 volte l'estensione della Toscana) e si presenta come una distesa piana nella regione pedemontana orientale delle Ande, interrotta da massicci montuosi e solcata da capienti fiumi in particolar modo durante la stagione delle piogge, da dicembre a marzo. Nei restanti mesi il territorio è prevalentemente arido, il verde della stagione umida viene sostituito dal giallo degli arbusti ed il rosso bruno degli strati di argilla, giacenti sulle spesse coperture rocciose che conservano tra le più enormi riserve di gas e petrolio del Latinoamerica. Proprio tali risorse hanno rappresentato nel corso del Novecento il fine dell'invasione straniera, in un territorio dove il concetto di ricchezza materiale ancora non aveva soppiantato quello di Condivisione, appartenente alla principale etnia indigena abitante il territorio, quella guaraní.

Questo popolo vive prevalentemente nelle aree rurali, molte delle quali isolate, in una Terra (ivi) dove la condivisione delle risorse, le relazioni di convivenza e la conoscenza pratica della natura fungono da colonne portanti: l’abitazione non costituisce un’unità isolata, ma mantiene un’importante relazione in solidarietà con la comunità e nella propria famiglia, riunita attorno ai tataipa, dove per tradizione si sedevano gli anziani e dove venivano ammesse solo le persone di fiducia. Attorno a questi nuclei, si sviluppa il tentaní, l’unità sociale di base della famiglia o del gruppo di parenti, e il tentaguazu, equivalente alla comunità in senso più ampio, stabilendo le ancestrali fondamenta da cui il guarani' si avvale per la conservazione della propria libertà. Le comunità guaraní sono quindi essenzialmente autonome, democratiche e federali, conviventi con altre popolazioni indigene (Guarayo, Chiquitanos, Ayoreo, Weenhayek, Chainé, Tapiete, Toba, ecc). Nella società guaraní la partecipazione di un individuo in un gruppo, o di un gruppo in un movimento maggiore, bisogna concepirla come una struttura orizzontale, dove non si richede la figura di un “capo” ma dove ognuno, come parte della comunità, aiuta secondo le proprie possibilità, contribuendo nell'insieme al mantenimento del fuoco vitale, il tataiendi, che, sempre vivo sotto la cenere, viene ravvivato ogni giorno al momento di cucinare i pasti e di riscaldare l'acqua.

ll popolo guaranì è costituito da circa 70.000 persone (su circa 300.000 nel Chaco), distribuite in circa 432 comunità rurali. Tali comunità devono affrontare costantemente avversità di varia origine, che vanno da quelle ambientali - alta incidenza di fenomeni meteorologici estremi, come alluvioni e siccità, che causano spesso la distruzione dei raccolti o l'impossibilità di raggiungere città vicine - infrastrutturali - l'80% delle abitazioni non ha accesso all'acqua potabile; appena il 30% delle abitazioni possiede energia elettrica; quasi la totalità delle famiglie nell'area rurale non è provvisto di latrine adeguate; le abitazioni della maggior parte degli abitanti della regione sono di tipo rustico, con pareti di terra, legno, pietre, tetto in paglia e terra; gli ambienti sono ristretti e poco igienici, comportando la proliferazione dei vettori del chagas, malaria, febbre gialla - Socio-Culturali - esiste un 25% di analfabetismo e la maggior parte della popolazione non prosegue la scuola superiore. La speranza di vita alla nascita è di 67 anni, la mortalità materna è di 190 (per 100.000 nati vivi) mentre la mortalità in età inferiore ai 5 anni (per 1000 nati vivi) si attesta a 51 bambini, contro i 16 del Brasile e i 23 dell'Ecuador. Le cause di mortalità infantile sono le infezioni respiratorie acute (25,8%), infezioni intestinali (24,8%) e denutrizione (25,6%). La speranza di vita è di 65 anni.

Inoltre è allarmante la percentuale di indigeni ancora in stato di schiavitù e lavoro forzato (circa 1000 famiglie) nelle haciendas degli allevatori e coltivatori di mais e soya. Questi, appoggiati dai poteri forti del territorio, quali i petrolieri, rappresentano lo 0,22% della popolazione mentre l l'86% delle piccole aziende comprendono solo il 2,4% della terra. La stessa OIT e UNICEF nel 2012 hanno sottolineato e denunciato le frequenti violazioni dei diritti umani nei confronti delle etnie guaranì, orfani della loro identità e schiavi della marginalizzazione geografica, etnica e politico-sociale.

L'arginamento delle emergenze (epidemie e carestie) fu richiesto dalla stessa popolazione e dalle autorità sanitarie regionali e nazionali e fu affrontato a cominciare dagli anni '70 con la campagna di vaccinazione contro la febbre gialla ed il morbillo, avallata dal Convenio de Salud, una Convenzione tra il Ministero della Salute ed il Vicariato Apostolico di Camiri. Il popolo indigeno è stato così dotato di un importante strumento di organizzazione comunitaria con cui soddisfare le necessità sanitarie dei settori più vulnerabili della regione, in termini di accesso alla salute, prevenzione e cura, al fine di raggiungere una copertura di tutto il territorio. Promotore del Convenio e, più in generale, della diffusione delle soluzioni alle problematiche relative alla salute, educazione e territorio, è p. Tarcisio Ciabatti, che dagli anni settanta si occupa in modo completo, appassionato e approfondito del benessere delle popolazioni del Chaco boliviano tramite la costruzione di scuole e collegi, l’acquisto di terre destinate alla popolazione indigena e ad azioni specifiche nel settore della salute, dell'istruzione e della cultura. Il 7 febbraio del 1987 nasce l'Assemblea del Popolo Guaranì (APG), come organizzazione rappresentativa indigena verso la “rivendicazione dei nostri diritti sui nostri territori, e la promozione dello sviluppo in tutte le comunità”. L'APG considerò prioritaria la formazione del personale nativo nell’ambito della Salute Pubblica in un'ottica (Atencion Primaria e Integral de la Salud) che considerasse la Salute in senso olistico, ovvero come il risultato di una sinergia dei fattori esterni che contribuiscono alla sua realizzazione, come il benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, in un'ottica interculturale. Specializzata in questa direzione è la scuola TekoveKatu che punta alla formazione di “Ipaye moderni” (Ipaye é il medico tradizionale dei Guaraní) dotati delle competenze per praticare e diffondere una “medicina interculturale”. 




 La Tekove Katu, luogo di incontro di decine di volontari che ogni anno giungono qui dall'Italia, Uruguay, Ecuador e Argentina (gruppo facebook Ara Kavi), rappresenta l’istituzione locale che in questi ultimi anni ha lavorato maggiormente sugli aspetti culturali dell'istruzione, formando personale in infermeria, salute ambientale, nutrizione e servizio sociale comunitario, e producendo numerosi sussidi didattici e manuali per il settore in questione. Inoltre gli studenti della Tekove Katu, in quanto scelti dalle comunità, sono identificati nella propria cultura e conoscono bene le necessità della propria gente. Ciò ha permesso la rielaborazione culturale nelle comunità indigene di quanto appreso ed il lavoro verso il benessere completo in un ambiente di pace comunitaria.

Il rovesciamento delle ingiustizie e delle emarginazioni darà vita a una “Ivi Maraei”, una Terra senza Male, condivisa e partecipata in termini di opportunità, dignità e pari diritti, a patto che el pueblo vi arrivi “tutto assieme, al momento giusto” e che rimanga unito attorno a quello stesso fuoco che, pase lo que pase, rimane sembre vivo, là in basso, con il popolo degli abissi.


“La unidad de nuestros pueblos no es simple quimera de los hombres, sino inexorable decreto del destino”. Simon Bolivar

Nessun commento:

Posta un commento

commenta!

Discorso di un Presidente

Carissimi italiani, carissime italiane Chiedo scusa. Vi abbiamo mentito e stiamo continuando a farlo. Non abbiamo idea di ciò che st...