29 giugno 2018

Sempre lo stesso errore


Anziché decidere di non pensare e di non sentire, di non immedesimarsi negli altri e di non uscire un attimo dal guscio… invece che delegare ai vili quella che poi pretendete sia anche la vostra, di opinione, perché siete insicuri e spaventati di tutto e di tutti…invece che braccare giorno e notte gli spettrosi alibi della colpevolezza della vostra frustrazione, insoddisfazione, codardia…

Perché non vi fermate un attimo, non rallentate, non vi chiedete perché state male, perché avete così poca fiducia, perché vi sentite così soli e spersi in un mondo che sembra fatto di troppa eterogeneità? Perché non la smettete di inneggiare ai folli scaltri, che vi usano, per mezzo della vostra paura, che puzza e si sente fino ai Palazzi di Roma e di Milano? Perché VOLETE CONTINUARE A FARE LO STESSO ERRORE?

Nulla sembra funzionare per farvi rinsavire, nulla… Si parla di memoria storica, degli italiani che emigravano e venivano accolti come ora accogliamo i nuovi migranti, e questa cosa scivola via come acqua sugli scafi. Allora si parla di storie più recenti, come gli albanesi, che sembravano il problema maggiore del mondo e adesso sono mezzo milione, tra noi, in un continuo processo di integrazione. Nulla sembra scalfire l’ottusità, quindi si procede, parlando di Inevitabilità e Naturalità nel mix globale, perché le persone migrano non solo a causa delle guerre, ma perché è da quando nostra madre era Lucy che ci spostiamo, in tutte le direzioni, perché rispondiamo alle stesse leggi eco-nomiche della natura, e finchè non abbiamo visto e toccato tutto non saremo mai completamente soddisfatti. Eppure anche questo discorso sembra privo di senso, quasi paranormale. Non resta che provare a scendere di toni: credete davvero che il problema siano gli altri? Credete davvero che i ragionamenti superficiali, rozzi, freddi, distaccati, egocentrati, etnocentrici, possano migliorare le vostre vite? Non avete mai pensato che forse c’è bisogno di salire un po’ più su, fino al monte?

Invece mi sa che siete senza speranza, ora fate la voce grossa perché sentite che la vostra ignoranza (nel senso che ignorate il vero problema) può uscire e sostenervi senza essere derisi, rimproverati o cacciati. Ora potete dire “Certo sti negri…”o meglio “ma torna a lavurà al tuo villaggio, vai!!”. Ora lo potete gridare, è il vostro momento di gloria, magari vi sentite rappresentati, o addirittura godete finalmente di quel senso di appartenenza che forse fin da bambini cercavate, prima in una squadra di calcio, poi in un ufficio e infine in un popolo, legato solo dalla fierezza patriottica. Prendetevi questo momento, tanto per voi non cambierà nulla. Resterete sempre fermi lì, da soli, a guardarvi le spalle, guardinghi, tutta la vita.

Perché non vedete ciò che è banale: siamo destinati a mescolarci tutti.

Oltre ad essere la nostra natura, è anche il nostro desiderio. Altrimenti non avremmo inventato le navi, la radio, i treni, il telefono, gli aerei, internet, i social… anche la tecnologia segue questa intenzione: di curiosare, conoscere e andare dove prima non pensavamo ci fosse niente di interessante. Banale quanto reale. Per questo siete voi quelli più stupidi e irrealisti, deboli e irragionevoli.

E noi, che ora stiamo solo guardando, increduli e logori, abbiamo sì perso delle elezioni, del tempo, delle energie, della stima, della fiducia, ma ciò che importa lo sappiamo fare: riusciamo ad andare oltre, a sentirci comunque meglio, perché ciò che a voi sembra impensabile per noi è semplicemente naturale.

Nei flussi migratori vediamo arricchimento dei nostri geni e dell'intelligenza di massa, e non una minaccia. Nel cibo sano e libero da inquinanti vediamo la salute nostra, dei nostri figli e dei loro nipoti. Nelle unioni omosessuali vediamo semplicemente quello che è, cioè un legame d’amore.

Il risultato è che riconosciamo con più facilità chi ci vuole davvero male, guardandolo negli occhi. Non accettiamo che sia il nostro capo, il nostro amante, il nostro maestro. Il pregiudizio lo vediamo arrivare da lontano, quel “loro mi stanno sul culo” senza sapere davvero come mai o senza addurre motivazioni più logiche di un banale “perché una volta una zingara mi ha rubato in casa”. Svilite non solo le scienze umane, ma anche quelle matematiche, fisiche e naturali, e soprattutto la biologia, secondo la quale nel mix genetico sta la vera forza di un organismo, e la statistica, per cui un trauma non vale per centomila.

Noi continuiamo qui. Ci lecchiamo le ferite, ci sentiamo in minoranza. Lo siamo. Sappiamo di aver ragione ma siamo ora, noi, i derisi. Allora ci chiamiamo, ci cerchiamo, ci uniamo, ma non vogliamo un’altra guerra. Altri morti. Vorremmo evitarlo, vorremmo solo convincervi a focalizzarvi su un altro problema: cioè che siete manipolati. Il vostro razzismo magari qualche anno fa era a livelli umani, anzi magari erano solo uno stupido pregiudizio, poca roba, tipo “non hanno voglia di fare un cazzo…ma la mia colf peruviana è strepitosa”  o “vengono a rubare però quel ragazzo di colore che sta sotto casa mi aiuta sempre a portare la spesa, fossero tutti come lui!”. Col tempo, senza traumi ne' ostacoli, il processo naturale avrebbe fatto il suo corso, e alla paura, alla sfiducia, alla circospezione sarebbero seguiti la scoperta dell'Altro, l'accettazione, la fiducia, la tolleranza e infine l'integrazione. Perché non ci son buoni e cattivi, ma solo chi ha superato certi ostacoli e chi ancora non lo vuole o sa fare. Ma qui c'è il ma: un folle scaltro si è interposto tra voi e il vostro processo di crescita. Ha preso questi semi d’odio - che ancora non erano odio, ma solo paura e ignoranza -  e li ha innaffiati ogni giorno, con la benzina.

E ora è tardi. Ora avete un nemico, e sono loro, i neri, o i gay, o chissà chi domani. Ora qualcuno vi ha dato una buona ragione per odiare qualcun altro, per bloccare violentemente il vostro processo di integrazione. E ora che vi ha dato fuoco non potete più reagire, perché diventate delle torce viventi.

Non è solo la storia italiana di questi anni, ma di quasi tutti i Paesi del mondo, almeno una volta nella loro storia. Fosse una novità… invece ci ricascate, e lasciate che questo vile vi metta gli artigli sul cuore. Fate voi. Fate ancora lo stesso errore, se volete.

Ma prima, fermatevi un attimo e provate a riprendervi la Vostra umanità.

Ricordo Alex, che pochi gorni fa, il 3 luglio di 23 anni fa, si impiccò a un albicocco, sconvolto dal dramma della guerra nei Balcani, e come un mantra ripeto che Amo costruire i ponti, saltare i muri, esplorare le frontiere. Amo tradire la compattezza etnica.



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