06 maggio 2020

Discorso di un Presidente

Carissimi italiani, carissime italiane

Chiedo scusa. Vi abbiamo mentito e stiamo continuando a farlo.

Non abbiamo idea di ciò che sta succedendo e di come risolverlo, e come Presidente sto sperando che queste soluzioni arrivino dal comitato tecnico scientifico, fatto di grandi nomi, ma ve lo dico davvero: nessuno di questi tipi riesce minimamente ad immaginare come dovrà essere la nuova normalità. Per questo ne abbiamo creati così tanti, di comitati, per aumentare le probabilità di avere delle soluzioni che funzionino, ma temo, cari italiani, che le soluzioni che stiamo proponendo porteranno ad altre crisi, altre emergenze, per le quali vi dovrò chiedere ulteriore pazienza. Cercherò di tappare i buchi sempre più numerosi da dove sistematicamente stiamo facendo acqua, ma ad un certo punto non avremo più abbastanza toppe, o dita, per arginare il cambiamento che, prima o poi, arriverà.  Certo che arriverà, lo sanno anche i ragazzini delle medie e dei licei, ma non sarò io a proporvelo, perché il mio scopo è mantenere le cose, o farle tornare, uguali a prima.

Ma attenzione, italiani. Dobbiamo procedere con ordine:

Sono qui, a parlarvi da questa scrivania, col cuore in mano, ma vi devo dire la verità, con la massima trasparenza…so cosa voglia dire preoccuparsi per un Paese, per il mio Paese, per il nostro Paese, ma non so cosa voglia dire avere delle soluzioni lungimiranti. Magari qualche anno fa, intorno ad una birra con gli amici, di idee ne avevamo, ma ora…. Ora ci sono io, al comando, e mi volete bene, perché in fin dei conti non sono peggio di altri.

Avete fiducia in me, e per questo devo contraccambiarla, raccontandovi quel che succede, a cuore aperto. Sono in cima alle classifiche, non sono mai stato così seguito, così apprezzato, mi sto convincendo di poter essere lo statista che lancerà il paese nel prossimo miracolo italiano. Scusate mi viene da ridere… Per citare Tenco, questa canzone io non la so cantare, ma ci proverò…

In tanti avete scritto, l’ho letto sui giornali, l’ho sentito alla radio, che per uscire da questa emergenza dobbiamo prima comprendere che questa sia solo l’esplosione di una crisi che era in parte latente, già da molti anni, e che si stava già manifestando intorno a noi. Il virus l’ha resa evidente, ma come ogni virus ha attecchito su un sistema immunitario già compromesso.. E una volta accettato che siamo in una crisi dovremmo capire cosa l’ha prodotta, in modo da eliminarne le cause, una volta rientrata l’emergenza. Invece, italiani, vi parlo con trasparenza: so di cosa parlate ma non posso e non voglio farlo.

NON POSSO perché ho le mani legate, e ogni giorni ho le lobby attaccate al culo, e l’opposizione ai coglioni, e la Russia, la Cina, gli Stati Uniti,la Germania, ai fianchi, che ne vogliono approfittare, per comprare quel che resterà dalle nostre macerie. E ci siete voi, spaventati, arrabbiati, che avete bisogno di rassicurazioni e di sapere che potete fare qualcosa, perché bramate delle responsabilità, ma qui dobbiamo fare attenzione: vanno bene le responsabilità ma senza diventare troppo attivi, eh, sennò le cose potrebbero sfuggirmi di mano. Per questo vi ripeto che è importante che stiate a casa, ma mica perché mi sta a cuore la vostra salute, sennò avremmo da anni compiuto una svolta in questo senso, invece che continuare ad allontanare il cittadino dal benessere, quello vera, no, non dovete diventare troppo attivi. Per questo non vi dico “state a casa sennò vi ammalate”, perché se vi dicessi questo voi potreste dirmi “decido io come e dove ammalarmi”, no, io vi dico qualcosa di ben più accattivante: state a casa perché se vi infettate diventate un pericolo per gli altri e per la società. Faccio perno sul retaggio socialista, per alcuni, e sulla morale cristiana, per altri. Così se le cose van bene potrete dire “però, gli italiani son stati bravi, siamo stati bravi, e abbiamo avuto un buon governante che ci ha saputi addomesticare a modo… dura eeeeh,però dai, è fatta”. Se invece andranno male potrete sempre dire che alla fine “gli italiani sono ingovernabili, ho visto il vicino che ha invitato due amici a casa, via, non riusciamo a rispettare le regole, ci meritiamo un regime”, qualsiasi esso sia.

Vi ho detto perché non posso. Ora vi dico, cari italiani, perché NON VOGLIO: perché quello di partire da questa crisi per realizzare davvero un mondo migliore non sarebbe il mio ruolo. A quello ci pensano molti di voi, un po’ più ribelli, visionari… e la società civile, e alcuni preti illuminati… Invece io, ve lo dico con la massima trasparenza, devo mantenere lo Status Quo, devo sapere come soddisfare le brame di quel gruppetto di bulli megamiliardari, devo far ricorso agli stessi strumenti che abbiamo usato nel secolo scorso, ormai obsoleti, ma che ci volete fare? Quelle sono le dinamiche. E’ la politica, come la intendo io. Compromessi con i peggiori umani per permettere al resto degli umani, anche quelli virtuosi, di sopravvivere, tranquilli.

Ma altro che secolo scorso! Sapete cosa mi stupisce? Che siamo nel terzo millennio già da 20 anni e in pochi se ne sono accorti.  Le narrazioni viaggiano ancora sotto l’egida patriarcale e intanto una crisi globale ha minato il suo primogenito, il capitalismo. E di conseguenza ha minato tutti noi, essendo i suoi nipoti. Senza distinzioni, apparentemente. Questo però dovete ammettere che l’abbiamo orchestrato bene: farvi credere che questa emergenza colpisce tutti, ricchi e poveri, imprenditori e operai, paesi industrializzati e terzo mondo. E invece, sapete cosa? E’ tutto falso. Chi di voi possedeva di più prima avrà sicuramente più probabilità di ripartire, dopo. Gli altri, invece, chissà, immagino che andrete a zappare. Sì, anche voi, artisti, musicisti, attori non affermati, ballerini… Occhio che il pragmatismo materialista che scaturirà da questa emergenza ricadrà ulteriormente su di voi. Oppure organizzatevi. Sicuramente non fate affidamento su di noi, non avrete un soldo.

Questa crisi aumenterà le differenze, anche perché ve lo dico, con la spinta che stiamo dando alla tecnologia chi vorrà vivere in modo più naturale sarà sempre più considerato come un paria… Guardate come nell’istruzione e in molti campi del lavoro stia ricadendo tutto sull’affidabilità tecnologica. Le industrie  aprono e i mercati contadini chiudono, i paesi senz’acqua non riescono nemmeno ad igienizzare un ospedale, e sappiamo bene cosa succederà se e quando tutto questo arriverà nel sud del mondo, ora che lì sta arrivando l'inverno.

Ma attenzione. Vi voglio raccontare qualcosa di più. Noi, tutto questo, lo sapevamo. Sapevamo che il rischio di pandemia cresceva ogni anno. Sapevamo che il nostro sistema si stava indebolendo, e non solo quello respiratorio. Sapevamo che il mostro era in difficoltà, e che il vecchio stava sabotando il nuovo, e che progresso voleva dire ancora più progresso, in un infinito loop di devastazione, in cui alla fine, a rimetterci siete tutti voi…mica io. Sapevamo che il nostro compito era, ed è ancora, quello di curare le ferite di questo sistema, con lo scopo di conservarlo, anche se agonizzante. L’altra soluzione era la famosa decrescita felice, così la chiamavano alcuni di voi. Beh, pensate un po’, a forza di aspettare ci sarà la decrescita, ma infelice! Mi vien da ridere…scusate…. No, non sono impazzito, è che per la prima volta nella mia vita non ho paura di essere me stesso, di essere il politico che avrei sempre sognato, che parla a tutti con dignità, coraggio, chiedendo davvero a tutti di aiutare per un paese migliore…Per la prima volta non ho paura di nulla, nemmeno della morte.

Invece, coloro che controllano questo mondo, l’economia, la finanza, che estraggono senza pietà le risorse, che devastano senza remore questo mondo, ne hanno una paura matta. Essi, lo sapete bene,  sono vittime del proprio ego, delle proprie manie di grandezza, hanno troppa paura, perché sanno che anche loro, prima o poi, moriranno, senza aver fatto davvero nulla di buono, o forse gli basta rimanere nei ricordi dei posteri. Molti di loro sono addirittura convinti che fanno quello che fanno per il progresso dell’Umanità, mica dico che sono tutti in malafede, ma chissà quanti si rendono conto che il ragionamento su cui fanno affidamento è sbagliato fin dal principio. O forse non bastano i ragionamenti, ci vuole spirito, fiducia, virtù, intuizione, chissà.  Fatto sta che ciò che li guida è solo la paura di morire, di non essere più quella maschera, ed è così che il tempo diventa tiranno, o diventa denaro, o nella maggior parte dei casi entrambi. E sapete che vi dico? Che noi ci stiamo facendo governare da questi tipi qua, e pure io devo ascoltare e soddisfare i capricci di questi fifoni figli di puttana, lasciatemi sfogare, per favore, almeno ora che sono in diretta nazionale…Ma sapete anche cosa? Son sicuro che non durerà, per questo rido sotto i baffi, quando vi leggo gli altri discorsetti, e vi dico “bravi, complimenti, italiani”.

Rido, perché so quanto vi stiamo prendendo per il culo.

Parlo sempre di una sfida senza tempo, la più grande dal dopoguerra. E come la vogliamo risolvere? Certo non con una guerra al vecchio. Al contrario, la voglio risolvere con una guerra al nuovo! Per questo non vedrete nessuno tra i comitati tecnico scientifici, nelle prossime fasi, che abbia davvero un’immagine chiara di cosa vogliamo nel futuro. Non una persona pescata tra le migliaia di meravigliose cooperative o associazioni o organizzazioni che lavorano nel campo del sociale, non un artista, non una persona che ha scelto di vivere facendo la volontaria, non un contadino agroecologico, non chi lotta per la mobilità dolce, o chi per un territorio libero da contaminanti, o per delle energie davvero alternative. Nessuno che parli della salute da un punto di vista integrato, nessuno che conosca come funzionano le relazioni umane, la paura, le emozioni. Nessun operaio che costruisce ponti, nessun demolitore che abbatte muri. Non vedrete mai nessuno, in questi comitati, che abbia detto qualcosa che vi ha commosso. Nessuno che vi dia fiducia al primo sguardo. Nessuno che possa davvero aiutare a non ritrovarci, tra 1, 5 o 10 anni in una crisi ancora peggiore.

Quindi ve lo voglio dire, cari italiani e care italiane, non date la colpa solo a me, o alla politica. Ma nemmeno solo agli industriali, alle multinazionali, al sistema, al capitalismo, al patriarcato, benché meno solo al virus. O meglio, date le colpe indistintamente a tutti coloro che hanno un ruolo causale, ma poi, quando vi rendete conto che state bruciando le energie che vi restano nel dimenare le mani contro un muro, da soli, a casa, allora fermatevi un secondo. E poi passate all’azione, perché se date colpe e non fate nulla, io potrò dare colpe anche a voi, tra un po’. Considerate che la colpa ce l’ha anche il tempo che, facendo il suo corso, fa cambiare lo stato delle cose, e quelle che sembravano belle e utili per i nostri nonni, magari rappresenteranno un grosso ostacolo, per i nostri nipoti. Alcune, certo, non tutte. Fate voi le liste. Ci vuole tempo, e lavoro, e perseveranza, per saper scegliere, con saggezza e temperanza, cosa va lasciato a marcire nel millennio scorso e cosa va traghettato in questo.

Aiutateci a capirlo.

Ormai per me è tardi far virare la nave, e non posso nemmeno abbandonarla, pensate che figura…so che per salvarci tutti andrebbe fermata, attraccata ad un porto sicuro, e piano piano, smantellata per poi ricostruirla, ma non con gli stessi pezzi. Forse avremmo potuto cominciare a farlo 20 anni fa, dopo l’11 settembre, quando già si capiva che certe logiche, certa mania di sicurezza, certe politiche, erano terroristiche, in qualunque parte del mondo si applicassero. O dopo il 2008, quando abbiamo capito quanto il mondo fosse fragile, quando aveva dimostrato di cadere per colpa di qualche demoniaco sotterfugio finanziario. O dopo il 2010, quando le siccità hanno cominciato a farsi più evidenti, e gli eventi meteorologico più estremi, e le sciamature delle api più schizofreniche…o avremmo dovuto capirlo già dalla seconda metà del novecento, quando la monocoltura estrattivista cominciava a diventare di moda e i cancri aumentavano anno dopo anno, in tutto il globo. O dopo la caduta del muro di Berlino, quando invece di impegnarci per costruire un mondo fatto di solidarietà ci siamo fermati al mondo fatto di individui. Sentitemi, comincio a parlare come loro, come “i compagni”, che mi succede?

Vi confido che sono in una grande crisi, una molto più profonda di quella sanitaria ed  economico-sociale. Una crisi umana. Mi sto chiedendo quanto sia valso la pena insistere su certi modelli, quelli che ora rappresento con dignità. O forse è proprio la parola dignità che mi fa star male? Sono umanamente in crisi, perché so che stiamo sbagliando di nuovo, ma non so come non farlo. So che se abdico qualcuno di peggiore potrebbe prendere il mio posto. E so che se ordino una virata, conserverò la poltrona per qualche settimana o poco più.

Quindi, cari italiani e care italiane, mi tocca suggerirlo, ma senza dirlo apertamente: fate qualcosa… convinceteci, in qualche modo, a cambiare rotta. Ma posso fidarmi di voi? Che azzannate un nero appena vi dicono che vi ruberà il lavoro... Ma voglio avere fiducia. Convinceteci a chiudere la porta in faccia ai potenti della terra, sapendo che verremo scaricati e che dovremo cavarcela da soli per molti decenni. Oppure no, forse altri paesi, che stanno arrivando alle nostre stesse considerazioni, vedendoci ergerci sulle nostre gambe con forza e sicurezza, prenderanno la palla al balzo e si faranno contaminare…d'altronde è sempre successo così. Chi sono io per sostenere che questa volta sarebbe diverso? Ma io non ho il coraggio, quindi fatelo voi, se lo volete davvero. Ma per questo sorrido, perché so che sono ancora pochi quelli che tra di voi sarebbero disposti a rimodellare la propria vita. Il nuovo mondo per uno spriz! E allora vuol dire che sarà per la prossima volta, dai, tanto si sa che ci sarà una prossima volta, quindi almeno voi che potete e che non siete legati ad una poltrona, ad un prestigio, ad una mazzetta, ad una promessa, ad una minaccia, ad un super-io, ad una fifa matta o ad un pessimismo cosmico, non giungete alla prossima crisi come siete giunti a questa. Raccogliete le energie e nei prossimi mesi agite!

Immaginate che disdetta ritrovarsi nuovamente nelle stesse condizioni, ma senza poter dire “cazzo, non lo sapevamo” o “dai, ora cambio qualcosa così non sarò impreparato”.

Ora avete tutto quello che vi serve per fare da voi. Appena vi potrete rincontrare fatelo con criterio, fatelo con un obiettivo, quello di costruire la forma e la sostanza di ciò che vorrete vivere davvero. Usate le vostre abilità per stare con un piede nel futuro, se proprio non ci volete entrare con tutto il corpo. Apritevi, lasciatevi contaminare dai virus buoni del coraggio e della fiducia. Cominciante da quello che avete in voi: il vostro corpo, la vostra mente, la vostra casa. Poi da quello che avete accanto: i vostri cari, le relazioni, la vostra terra… e poi traslate tutto al livello collettivo, e curatevi delle comunità in cui troverete appartenenza, cercatele, perché lì costruirete cultura, educazione, salute….

Per chi di voi invece pensa che anche solo mettere un piede in tutto ciò sia controproducente, o inutile, o utopistico, allora vi dico una cosa: rimanete così, fermi, e vedrete che non succederà nulla. Ve lo giuro. Ci sarò io a prendermi cura di voi, a costruirvi una finta vecchia normalità dove, se vi va bene, vivrete il resto della vostra vita. Non ve lo posso assicurare ma ve lo auguro… Vi seguirò passo passo, vi darò le migliorie tecnologiche di cui avete bisogno per non avere tempo, vi consegnerò la responsabilità di non far nulla a parte seguire le mie regole, vi farò credere di essere dei grandi leoni. Ma allo zoo.

Donne, a voi vi darò addirittura l'occasione per lavorare in maternità, da casa!

A voi la scelta.

Ora avete un alibi, e avete davanti una dirigenza che evidentemente annaspa.

Anch’io, ormai, sono senza speranza.

Pensate che sogno spesso di sapere quel che devo fare per costruire una normalità migliore di prima, ma poi, quando mi sveglio, mi son già scordato tutto.



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