01 ottobre 2012

10 giorni a Leon


-->
Sono passati 10 giorni. Da adesso andrà sempre tutto più in fretta.
Per ora, ho fatto principalmente due cose: lavorato e osservato.

Ho lavorato tutti i giorni, esclusa la domenica, dalle 8 del mattino alle 6 di sera, con una pausa pranzo di massimo un'ora..Dicono che sia capitato qui “como lluvia de marzo”, a pennello per la stesura di un progetto di sviluppo incentrato sulla promozione e buona conservazione di semi autoctoni di mais e fagioli, per anni praticamente vietati a favore di quelli importati e sterili della Monsanto e di altre multinazionali di biotecnologie agrarie, che convincevano e certe volte imponevano ai contadini di comprare le loro sementi transgeniche perché “sono più resistenti ai parassiti, vedrete che bei raccolti avrete”. Risultato: l'anno dopo gli agricoltori erano costretti a ricomprarle, entrando così in un giro di mazzate da cui ne uscivano in pochi. E male. 

L'ambiente è solare e positivo, per cui abbiamo lavorato bene, senza frenesia ne' mali umori. E' probabile che non sia cosi' la prossima settimana, visto che la scadenza è lunedì prossimo...

Il resto del tempo ho osservato.

Come lavorano i “nica”, con lena, jeans e scarpe chiuse, nonostante il caldo soffocante, perché “i pantaloni corti ed i sandali si portano a casa o il fine settimana”. Mi sono adeguato.
Come vanno in 3 in moto, quanto gli piace fare festa e partecipare a processioni su processioni con fuochi artificiali a manetta e livelli alcolici importanti; come ballano la salsa, il merengue, la bachata; come preparano i tacos, le pupusa salvadoregne, las micheladas: tutto sempre con stile.

Ho osservato le larghe spiagge di Poneloya, lambite da lunghissime onde da surf che riecheggiano nelle palapas (gazebi) di legno, sotto le quali talvolta mancano i gamberoni ma mai le amache. Sabbia vulcanica, nera come la cenere del giovane vulcano El Cerro Negro, osservato dalle sue pendici e, un'ora dopo, dalla sommità. Una gita fuori porta nel mezzo della catena vulcanica de Los Maribios, composta da vulcani dalle più svariate dimensioni, rigogliosi, in questa stagione (tranne il Cerro Negro, appunto). Ho anche osservato quanto mi sentivo coglione ma divertito nel ridiscendere il vulcano con uno slittino..

Ho osservato il rumore dei potenti scrosci pomeridiani della stagione delle piogge, capaci di trasformare una strada in un fiume e un fiume in un grosso pericolo. I colori ed i visi nei bar di Leon, pullulanti di turisti e, soprattutto, di cooperanti internazionali. L'odore delle cantine zozze dove insieme alle birre e al biliardo ci sono i cessi aperti “a muro”. Le impraticabili strade appena fuori città. I cavalli e le vacche nel mezzo. Le palme dai polposi e rossastri cocchi. Le enormi bouganville. La luna piena, di lei.

In tutti questi momenti, ho osservato come mi sentivo.
Bene.

Nessun commento:

Posta un commento

commenta!

Discorso di un Presidente

Carissimi italiani, carissime italiane Chiedo scusa. Vi abbiamo mentito e stiamo continuando a farlo. Non abbiamo idea di ciò che st...