24 gennaio 2013

Dondolando


Manca una settimana al mio ennesimo ritorno in Italia. Ricominciano tutti quei rituali del piccolo viaggiatore che ad un certo punto diventano  parte del modus vivendi, tramutandosi in tradizioni: comprare qualcosa da portare in Italia, spedire delle cartoline (che alla fine spediró direttamente da firenze, o saró io stesso a imbucarle..), decidere cosa lasciare e regalare, raccogliere della sabbia (deviazione professionale), pensare a “l’ultima” sbronza e, cosa piú importante, organizzare un cenone e/o pranzone di saluti.

Non manca un giro nelle campagne dove ho passato un mese di questo breve soggiorno, e a chi vi abita. L’aria é secca, fa molto caldo. I campi di maní non sono piú verdi, anzi, non sono piú campi di maní, ma campi aridi pronti ad essere ricoltivati. In lontananza nuvoloni di sabbia vengono sollevate dal vento, le persone tossiscono e si ammalano perché tutta questa polvere porta con sé microbi e batteri d’influenza. Siamo nell’altra stagione, quella appunto in cui non piove. Il giallo si sostituisce al verde. Adesso Cancepción non aspetta che smetta di diluviare per andare a raccogliere mais. Il mais l’ha raccolto a ottobre. Adesso siede sotto un grosso tamarindo a sbucciarne i piccoli frutti rotoni e rossastri da cui ricaverá un gustoso succo e qualche cordoba dalla sua vendita. Arrivano i manghi..

Tante cose a cui pensare, per essere solo 4 mesi. La mia mente, adesso sí,  rimbalza tra il futuro prossimo, rappresentato da Firenze, da quello che faró, da quali porte sceglieró di varcare, e tutto ció che mi lascio per adesso alle spalle, dai pozzi nelle campagne di León al Rainbow di Palenque, passando per il foro centroamericano sul diritto all’acqua, in Guatemala. La reportistica finale mi impone di guardare indietro.

Un continuo inevitabile dondolio, avanti, indietro, domani, ieri, questo e quella. E non sono solo io a dondolare. Per le strade, nelle mecedoras (tipiche sedie a dondolo), le signore, prima di cena, dondolano. Sull’amaca, all’ombra pomeridiana di un ibisco, Agustin dondola. Le 300 campane, i bolos (ubriachi per strada) e i ballerini di lambada, tutti dondolano. 

C’é appena stato un terremoto: adesso anche Nicaragua dondola.

León de fiesta, olio su tela. Foto di Puer et Senex, 2012.


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