02 maggio 2020

Dal 2062 - Un Futuro Qualunque


Racconto distopico presentato all'Iniziativa letteraria E VERRA' IL DI', organizzata da Mondeggi Bene Comune e Radio Contado (Wombat Radio Firenze)

25 aprile 2062.

Oggi compio i miei fottutissimi 80 anni.

Che palle.

Un tempo gli 80 erano un obiettivo di tutto rispetto. Tutti i miei nonni sono morti sotto i 90. Oggi invece rappresentano solo l'ennesima tappa verso i 100.

Vissuti come? Dimmerda.

Già, perché a quelli non gli è mai importato un cazzo di come vivessero i loro sudditi. Solo di quanto. E pure a me. Vivere di più vuol dire essere migliori, mio padre me lo ripeteva sempre. E così suo padre, prima di lui, e giù indietro, fino alla notte dei tempi. Non poteva che essere vero….
Nemmeno dopo la Prima Pandemia del 2020 si cominciò a pensare in termini qualitativi, o meglio, chi cominciò a farlo fu costretto a ritirarsi dalla vita statale. “Volete vivere meglio? Vivete tra voi, basta che non pesate sullo Stato”: questo fu il messaggio più in voga, negli anni a seguire. 

Lo Stato, avendo dimostrato la sua inadeguatezza, era corso ai ripari, divulgando una narrazione utilitaristica, paternalistica e rassicurante per chi, come me, voleva solo tornare alla vita di prima, quando ancora non immaginavamo la deriva verso cui stavamo andando tutti quanti. La narrazione era la seguente: c’è troppo gente che lavora in nero, troppa evasione, troppe poche tasse…se volete essere assistiti adeguatamente nei nostri ospedali, se volete una banda sufficientemente larga per connettervi in ogni momento gratuitamente, se volete vivere nella sicurezza che nessuno, al supermercato, in stazione, al bar, sia portatore di un male, affidatemi a Me, come fareste con vostro padre. Vi darò tutto, ma in cambio dovrete lavorare, tanto. Pagare, tanto. Vaccinarvi, tanto. Registrarvi alle liste civiche digitali, tanto. Farvi monitorare una volta al mese la salute, tanto, e rendere trasparenti i vostri spostamenti, tantissimo. Dovrete, insomma, vivere come diciamo noi. In cambio, tutto tornerà alla normalità.

L’avessi saputo prima, che erano delle gran fandonie, che quella “normalità” in verità aveva le virgolette, avrei fatto come le mie figlie, quelle che tra sopravvivere e vivere scelsero la seconda via. O scelsero di esistere? Ma non me ne resi conto subito, e forse ormai è troppo tardi. Mi resi conto che lo Stato, pur di non scomparire, aveva deciso di accanirsi solo su una parte della popolazione,ripeto,la più spaventata, la meno consapevole. 

Chi avesse voluto coltivare per sé o per la propria tribù (così cominciammo a chiamarle), o avesse voluto medicarsi con le piante, o prendere decisioni autarchicamente, autonomamente, egoisticamente, ripetevo irato alle mie figlie, non avrebbe avuto accesso ad un ospedale, almeno non a quelli pubblici, in caso di bisogno. Un aut aut che fu prima accolto dalla democratica Europa e poi, nel giro di un paio di decenni, da tutto il Mondo. 

E chi non ci stava?

Facile, finiva in mano alle organizzazioni criminali, alle mafie. Ma non si chiamavano così, si chiamavano S.S.A., strutture statali alternative. Soprattutto al Sud, dove la gente si ribellò maggiormente - quel covo di briganti! – in milioni decisero di cavarsela da sé, ma finirono dalla padella alla brace. Passarono dall’essere sudditi di un’organizzazione statale all’essere schiavi di un’organizzazione mafiosa.

Fui felice della mia scelta per molti anni. Alla fine bastava seguire le indicazioni dei Decreti per stare tranquilli.  Ho pure sempre lavorato duramente per 78 anni, ho dimostrato allo Stato di seguire tutte le norme, di essere un buon, anzi ottimo, cittadino. Mai avuti furori giovanili di discordia, per fortuna. Ho seguito le regole, e tutto è tornato come prima…quasi. D’altronde erano già passati 20 anni nel nuovo millennio e ancora si voleva vivere come se fossimo nel vecchio.

Il nuovo millennio…il terzo, quello tecno-digitale. Quello delle Guerre Naturali Globali, quello in cui finalmente si smise di lottare tra noi per cominciare a lottare contro i virus, le siccità, il clima. Perdendo, ogni volta, centinaia di milioni di persone, ma sopravvivendo. Così nel 2028, con la Prima Grande Siccità Globale,e poi nel 2037 con la Seconda Pandemia, e pochi anni fa, con la Grande Unione del Millennio, quella in cui il primo governo centrale del pianeta sferra l’attacco finale contro i poveri, dichiarando illegali, clandestini e nemici tutte quelle regioni, territori o interi paesi che hanno scelto le COMUNADI (Comunità Naturali Diffuse) come unica sicurezza per continuare ad esistere.

Fino all’anno scorso lavoravo com disinfestatore pubblico, ovvero passavo a disinfettare ogni superficie dei ristoranti, non appena qualcuno si alzava e se ne andava, un lavoro tranquillo, pulito, sicuro, tutto sommato…avevo scelto di rispettare quel dictat, perché volevo sopravvivere. Le mie figlie un po’ meno…

Già a 10 anni, nel 2031, ci riempivano di domande, a me e alla loro madre, Dora. Lei ascoltava, e a volte le abbracciava. Io invece mi incazzavo come una biscia, soprattutto quando mi chiedevano come mai dovessimo usare lo smartphone per qualunque cosa, come andare al parco, in pizzeria, a fare una passeggiata. Una volta me lo nascosero, e io quasi gli buttai i giocattoli dal quinto piano del nostro appartamento milanese. D’altronde, se non eravamo in regola con il lavoro, con le tasse, e con la salute, non potevamo nemmeno prenotare in un ristorante, o in un parco cittadino… ma come potevano capirlo a 10 anni? Stavano 4 ore la mattina in classe, per le lezioni di disciplina, e 4 ore il pomeriggio davanti al computer in casa, per le lezioni d nozionistica. Che ne sapevano loro?

Da metà degli anni 30 però non c’era più nemmeno il tempo di litigare. Ogni anno c’era qualcosa, qualche emergenza, principalmente planetaria, climatica, epidemiologica, e ognuna innescava un’altra emergenza, a catena. Per fortuna ci son sempre i ricchi e i ristoranti da pulire, per cui non ho mai perso il lavoro. Ma mia moglie, maestra, non riusciva più a educare nessuno, con queste rapide alternanze sempre più frequenti di chiusura delle scuole. Alla fine degli anni 30 passava sempre più tempo con le mie figlie, forse le faceva bene, ma non capivo cosa facessero. Tornavo a casa e le trovavo a fantasticare, sui luoghi che le due “piccole”, ormai diciottenni, frequentavano sempre più spesso. Non ho mai capito cosa fossero, ma quando cominciarono a parlare di “altri mondi possibili”, capii.

Dagli anni 40, infatti, cominciarono a girare voci, e ad apparire immagini nelle tv di Stato, di luoghi dove le persone vivevano come nella metà del ventesimo secolo. Tutti insieme, in vecchie case abbandonate, coltivando, suonando, bevendo, infischiandosene del Mondo ma soprattutto senza profili digitali! L’opinione pubblica indicava quelle come delle piccole realtà sparse e isolate che nemmeno la malavita voleva soggiogare, perché troppo poche, inoperose ed inutili. Insomma, uno strascico di quelli che mio padre definiva figli dei fiori. Pareva che si sarebbero estinti, com’era plausibile, senza accesso agli ospedali, senza vaccini, senza possibilità di comprare cibo nei Discount, senza possibilità di voto, senza treni ne’ aerei, senza tv, senza screening, senza monitoraggi, senza nulla di moderno, insomma!

Dora, Luce, Sara, perdonatemi. Vi ho lasciate andar via, o forse vi ho cacciate? Lo capite o no che avevo solo paura? Paura che vi estingueste? Che il vostro sogno irrealizzabile fosse solo una tentazione del Demonio? Non vi ricordate quelle teleconferenze sulla Responsabilità Sociale? Quando, tra le mie braccia, mi sorridevate gridando “da grandi vogliamo essere d’aiuto allo Stato e al Bene Comune!”. Cos’è il Bene Comune se non ciò che lo Stato può assicurarvi? Lo capite perché non potevo accettare che mi consideraste uno schiavo del sistema, un buono a nulla, un addormentato, un cieco, un illuso? Ero, e sono, pur sempre,vostro Padre! Perdonatemi, se avessi visto…

Ormai è tardi. Quello che doveva cadere sta cadendo, e come l’ultimo dei mozzi di una nave, sarò il penultimo a saltare in mare, prima del Capitano.

Perdonatemi…per non aver saputo distinguere il Vivere dall’Esistere. Mi ripetevate che per il primo basta mangiare e riprodursi, mentre per il secondo ci vuole Consapevolezza. Vostra madre lo sapeva bene: Esistere viene da “ex sistere”, “collocarsi fuori”, “venir fuori”, da cosa? Dal vivere ordinario. E quindi Resistere voleva dire “uscire dall’ordinario opprimente per difendere lo straordinario esistente”.

Le credevo delle puttanate, dei giochi di parole.

Oggi compio i miei fottutissimi 80 anni, fuori è tutto umido, vecchio, la città ormai è quasi disabitata. Mi mancherebbero 5 anni alla pensione ma ho scelto di licenziarmi prima. La mia unica, patetica, forma di protesta. Peccato che resterà inascoltata. 

Che ironia!

Per questo mi vergogno profondamente, per il mio passato, ma soprattutto per l’oggetto di questa missiva… cioè per chiedervi…se…

…Se mi venite a salvare. 

Sempre che riceviate questa mail, e che non siate ancora arrabbiate con me. Quanti anni è che non ci sentiamo? L’ultima volta Dora non poteva parlare perché stava finendo di impagliare un cestino, vero? La denigrai… che cretino Ccome sta?

O forse non leggete nemmeno più le mail?

In quel caso verrò io…

Ho ancora 16 anni da vivere, secondo l’App… 

Vi troverò.

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