22 settembre 2008

ASSALTO AL BUS

Arrivi a Colima e decidi di prendere l’autobus delle 23 per Morelia. Durata del viaggio, 7 ore...speri di dormirne almeno 3. Un viaggio che hai già fatto molte volte e quello che ti sfava è che in certi tratti l’autobus va assai veloce, e ogni minima irregolarità nell’asfalto si trasforma in un sobbalzo che ti fa salire il cuore in gola. Perciò dormi male.
Questa volta, invece, ti addormenti subito. Sogni.
Qualcosa ti sveglia. Prima ancora di aprire gli occhi quello che ti colpisce sono delle grida maschili, e pensi, ok, qualcuno sta litigando. Poi apri gli occhi, che si scollano tra loro e si incollano alla visione di un uomo, nel corridoio, a metà dell’autobus. Tiene una pistola nella mano destra, con la sinistra tira scappellotti a delle vecchiette e urla Damen lo que tienen, pendejos, o les parto la madre! (datemi ciò che avete, stronzi,o vi spacco il culo). La voce è nervosa e frettolosa, ma convincente. Sarà per la pistola, pensi, chissà se è carica. Beneficio del dubbio.
Non te lo saresti aspettato, ma conservi la calma. Il cuore batte un po’ più velocemente, ma non sudi. Allora stringi la tua ragazza, alla tua sinistra. Chiudi gli occhi, respiri a fondo e pensi che facendo finta di dormire forse il giovane assaltatore non ti molesterà: sprazzi d’irrazionalità.
Continua a gridare e ad intimorire i passeggeri, che, con tutta calma, uno ad uno, gli danno i pesos che hanno nel portafoglio (pochi), qualche cellulare, degli orecchini, di legno o plastica.. ti chiedi se sono più poveri i passeggeri o l’assaltatore.
Occhi chiusi, ora è l’udito che ti descrive cosa sta succedendo. Il tipo si sta avvicinando, e ti ricordi quando, a Londra, avevi cercato di fare lo stesso: non avevi il biglietto del treno per l’aeroporto, ti siedi sperando che l’impeccabilità dei controllori inglesi sia solo una leggenda ma ovviamente non è così e alla fermata seguente sale un controllore; allora cerchi di dormire, finché senti una mano che ti prende la spalla e la muove. Poi show.
Senti una mano che ti prende la spalla e la muove, la voce dell’assaltatore è esattamente davanti a te, a un metro circa, e ripete la solita solfa. La mano è del vicino dall’altra parte del corridoio. Apri gli occhi. Adesso la canna della pistola è esattamente puntata verso il tuo sopracciglio sinistro. Non parli, non vuoi fargli pensare che tu sia un gringo (statunitense), che magari neanche gli stanno simpatici. Con movimenti lenti estrai dalla tasca sinistra il borsellino artigianale comprato al mercato, gli dai tutto quello che contiene, cioè 200 pesos (13 euro), e per dimostrargli che è davvero tutto gli rovesci in mano le ultime monetine.
Lui continua a urlare e muovere rapidamente la testa in tutte le direzioni, per controllare che tutto sia apposto e che nessuno faccia cazzate. I suoi occhi sono un misto di rabbia e disperazione ed è chiaro il suo vano tentativo di mostrarli cattivi e spietati. Non è esperto, ha paura. E per questo, è molto pericoloso.
Ora il suo sguardo si sposta verso la tua ragazza. Lui le scosta i capelli, vede che non porta orecchini di nessun tipo e lascia perdere. Si gira verso il vicino alla tua destra. Gli tira un paio di calci, così per sport. Il vicino è grosso, molto grosso, alto e sensibilmente incazzato. Speri, perciò, che non gli vengano strane idee. E’ seduto accanto a sua moglie e ha due bambine piccole, che non sembrano rendersi conto di ciò che succede..la più piccola dorme, e forse non verrà mai informata dell’accaduto. Anche il grosso viene ripulito.
Missione compiuta. Il secondo assaltatore, che controlla l’autista, gli ordina di accostare.
I due scendono e in, un attimo, sono spariti tra gli alberi dei boschi michoacani.
I passeggeri, ora, possono cominciare ad infamarli, dopo aver tirato un gran sospiro di sollievo.

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